venerdì 21 gennaio 2011

Teresa

-Vuoi che ti canti qualcosa?-
-Si canta- rispose Ruggero
-non è vero, non hai voglia di sentirmi cantare, ti annoierei- replicò lei
-No, cantami qualcosa-
-cosa vuoi sentire?-
-Cantami una canzone di Tenco-
-Quale?-
-quella che vuoi-
-no dai, dimmi che canzone vuoi sentire-
- Mi sono innamorato di te- disse senza pensare Ruggero
- va bene- Teresa prese un pò di fiato fece qualche mugolio e poi disse:
- No, mi vergogno-
-fai come vuoi-
-Parla. tu devi parlare e io comincio a cantare e quando ti batto sul braccio smetti di parlare ed io continuo. Va bene?-
-ok-
Ruggero cominciò a citare il primo canto della divina commedia, ma quando ebbe finito Teresa non aveva ancora iniziato a cantare.
-No così non va bene. Facciamo che si comincia a cantare insieme e quando ti batto sul braccio tu smetti ed io continuo a cantare, poi mi avvicino a te e te la sussurro all’orecchio-
adesso le sue labbra sfioravano il lobo di Ruggero
-e poi all’altro-
disse Teresa continuando a sussurrare
-Come vuoi-
allora cominciarono a cantare insieme e quando si senti toccare il braccio Ruggero si arrestò lasciando spazio alla flebile voce di Teresa.
lui ora era sdraiato a piedi nudi sulla spiaggia umida, con le mani dietro la nuca e lo sguardo rivolto al cielo, mentre lei era riversa su di lui sussurrandogli “Mi sono innamorato di te” all’orecchio.
era una sera umida, e non ancora abbastanza calda ma da quella spiaggia lontana dalle luci di città le stelle brillavano come fossero piccoli interstizi di una persiana chiusa la domenica pomeriggio.
Le onde e la voce di Teresa empivano un piacevole silenzio.
-Peso?-
-Non ti preoccupare, sono un uomo io!-
Ruggero alzò la schiena dalla sabbia umida le diede un bacio e disse.
-Non ti sei stancata di cominciare sempre tutto da capo?-
-Tutto cosa?-
-Questo. – Ruggero la baciò di nuovo
-Perché, come vorresti che sia?-
-Vorrei che domani potessi incontrarti e baciarti di nuovo-
-se fosse così non ti stancheresti?- disse Teresa
-credo varrebbe la pena provare-
-Ma io ho bisogno di un uomo, non un ragazzo un uomo-
Ruggero la baciò nuovamente non sapendo come rispondere
-Tu mi sopporteresti per tanto tempo? Sai io so essere insopportabile?-
-Tu sei insopportabile- rispose serio lui
-Ma mi sopporteresti?-
aveva bisogno di essere il fulcro della conversazione, di essere corteggiata e ricoperta di complimenti. Ruggero questo lo sapeva e per non darle troppa soddisfazione la riempiva di elogi sdolcinati e melensi, troppo sdolcinati per non essere presi come uno sfottò.
-Ti sopporterei per tutta una vita, ti sopporterei per sempre, perché sai che non posso fare a meno di te. e tu potresti fare tutto ed io ti sopporterei lo stesso, potresti picchiarmi ed io ne prenderei un sacco ed una sporta senza batter ciglio, potresti ricoprirmi di insulti ed io ti risponderei con dolci parole di scuse-
-Dai non fare il solito scemo-
-Come vuoi che ti risponda?-
-Voglio sapere se mi sopporteresti?
-Certo -
..,necessitava di una risposta così stupida per sentirsi soddisfatta. ora un sorriso di finto imbarazzo aveva mutato la sua solita espressione attonita.
-Non ti immagini una casa di legno su una spiaggia deserta. tu nella sala a dipingere ed io in veranda a scrivere, nient’altro. Solo io e te e…. un poco d’arte, tanto per non annoiarsi troppo.
-Ma poi non avremo niente da dirci-
Rispose Teresa, sempre pronta a razionalizzare ogni cosa
-Resteremo in silenzio-
e per alcuni minuti nessuno dei due disse una parola, come per cercare di immaginare come sarebbe potuto essere veramente. Lo sguardo di Ruggero era rivolto ancora al cielo mentre Teresa sembrava osservare un orizzonte che in realtà era un tutt’uno fra cielo e mare: un immensa distesa nera.
-Adesso ho freddo- Disse Teresa
Ruggero scosse un poco la testa come si fosse appena destato da un lungo stato di torpore
-forse è meglio andare via-
entrambi si alzarono in piedi scuotendosi vicendevolmente la sabbia umida dalla schiena e dalle gambe, e si incamminarono verso la macchina
Ruggero osservò il viso di Teresa nel buio della macchina, restò alcuni momenti a fissarla fino a quando i loro sguardi si incontrarono, allora lui abbozzò un sorriso e distolse lo sguardo.
-Che hai?-
- niente-
-che c’è dimmi- insistette lei
-Ti è mai capitato di voler ricordare qualcosa, di volerla impressionare nella tua testa per riuscire a dipingerla il più fedelmente possibile?
-No. io non racconto storie.-
-Io si.-
e mentre la macchina faceva ritorno
verso casa, Ruggero le prese la mano e senza dir niente guardava i pali umidi riflettere la luce degli abbaglianti.

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